Se i muri potessero parlare… instawalk a Santeramo in Colle
Se i muri potessero parlare… instawalk a Santeramo in Colle
Insolito pomeriggio sabato scorso, passato tra le vie del nostro paese grazie all’iniziativa dei ragazzi di Legambiente.
Scoprire storie e aneddoti sulle vie che si percorrono ogni giorno e che si danno per scontate perchè sembrano insignificanti rispetto a centri storici “famosi” ci ha davvero inorgoglito.
Abbiamo guardato vie, strade e palazzi con occhi nuovi. Abbiamo immaginato la vita dei nostri avi nel “Casale Sant’ Erasmo“, per un attimo mentre Eleonora catturava gli scorci con la sua reflex io ho chiuso gli occhi e mi sono ritrovata in un fiorente borgo medioevale a osservare dall’alto del Palazzo Marchesale le vigne in piazza del marchese….
Il nostro instawalk è cominciato proprio dalla piazza centrale, dove un tempo, come dice un vecchio detto, c’erano le vigne del marchese dominate dal “palazzo marchesale” ,vita e fulcro del borgo.
Siamo nel 1576 e il palazzo voluto da Ottavio Carafa svolge il ruolo di presidio del territorio “casal nuovo” che andava ingrandendosi con lo sviluppo dell’attuale rettilinea e rigorosa Via Roma nata sul letto di una lama (ovvero un fiume in cui l’acqua scorre nel sottosuolo) e che portava al convento di San Rocco, luogo di culto religioso e sede del convento dei Minori Riformati costruito intorno al ‘600 in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo della peste.
Dall’attuale piazza Garibaldi ed esattamente difronte al Palazzo del Marchese, un altro borgo prende vita: è il Borgo di Vigna del Signore, nato diremmo oggi, da un’attenta operazione di marketing messa in atto dal marchese stesso.
Infatti, per assicurarsi la giovane manovalanza per le sue vigne, egli dava in dote alle figlie in età da matrimonio di famiglie indigenti un pezzo di terra per costruire la loro casa, questo attirava i giovani ragazzi che avevano casa, lavoro e… moglie assicurati!
Sebbene il nostro tour con Fabio e Lorenzo di #LegaambienteSanteramo sia cominciato dal palazzo marchesale, facciamo un passo indietro e scopriamo qualcosa in più sulle origini di Santeramo in Colle.
SANTERAMO… le origini
Nata intorno al 900-1000 d.C. ebbe come primi abitanti quelli della zona del Carmine.
In realtà, così come ci ricorda Fabio, l’agro santermano è abitato fin dal Neolitico.
Lupatia era il nome in epoca classica, tanto che la roccaforte romana nella piana di viglione era nota come “mansio sublupatia” ed era famosa come stazione di sosta sulla Via Appia.
Dopo la caduta dell’impero romano e le razzie dei barbari, diversi abitanti si rifugiarono nei boschi della zona, dove fu costruito il villaggio “Sanctum erasmus”.
Villaggio che nasce intorno a una piccola chiesa costruita dai monaci basiliani in onore di Sant’Erasmo, vescovo di Antiochia che secondo la storia, proprio qui si rifugiò per scampare alle persecuzioni cristiane.
Quando il Casale di S. Erasmo, abitato da umili famiglie, cominciò a ingrandirsi, non essendo più sufficiente la protezione del monastero che oltretutto era decaduto del suo valore morale e sociale, la popolazione rurale sentì il bisogno di ricorrere alla propria difesa sociale contro malviventi, predoni e briganti.
Nel 1410 c’è però una novità, le terre appartenute fino a quel momento al territorio di Acquaviva delle Fonti vengono donate come “cosa propria” da Re Ladislao a Buccio Tolomei De Senis, le cui spoglie vengono custodite nell’attuale chiesa matrice, nata in realtà come Cappella della Lama di fronte al palazzo marchesale e nel bel mezzo della lama e delle “Vigne del signore”.
Attraverso il matrimonio tra Aurelia Tolomei e Fabrizio Carafa il feudo passò alla famiglia Carafa di Stadera che lo resse fino alla morte di Porzia Carafa avvenuta nel 1618 da questo momento attraverso il matrimonio tra Giovan Tommaso Carafa e Isabella Caracciolo il feudo passò alla famiglia Caracciolo fino al 1806, anno in cui fu abolito il feudalesimo.
Giovan Tommaso fu il primo a fregiarsi del titolo di “Marchese di Santeramo”, titolo che passò a Ottavio e che in linea di successione è ancora aperto con l’attuale 15esimo marchese.
La costruzione del “palazzo marchesale” come castello da parte di Ottavio Carafa diede slancio al Casale S. Erasmo. Richiamando altra gente e dando sviluppo al borgo stesso, pertanto fu necessario costruire altre case, nacque così il rione del “chiancone” dove ancora oggi è possibile ammirare un pezzo del muro di cinta a difesa di tutto il borgo, la Chiesa di Sant’ Eligio, splendida chicca del centro storico che testimonia il culto a due Santi siriani: Sant’Erasmo, patrono della nostra città e Sant’Efremo e allo stesso Sant’Eligio, santo d’oltralpe patrono degli orafi e dei maniscalchi di cui il borgo era ricco.
Passeggiando per le vie del centro storico con Lorenzo e Fabio abbiamo potuto scoprire altri anedotti come l’incendio del primo municipio da parte dei cittadini i quali, ritenendo troppo alte le tasse del paese, pensarono bene di dare fuoco a tutto il palazzo per cancellare l’archivio di tassazione.
Abbiamo scoperto che in realtà l’attuale piazza Chiancone è recente in quanto prima era un un vero borgo con un agglomerato di case e solo nei primi del ‘900 fu sventrata demolendo le case ritenute poco sicure dal punto di vista igienico. Inoltre, salendo dal primo municipio verso la chiesa del Purgatorio si possono notare sul bordo della strada delle botole che segnavano l’ingresso alle Fosse Granarie, le banche dell’epoca, adibite alla conservazione del grano.
Lorenzo e Fabio ci hanno accompagnato alla scoperta dei vari palazzi nobiliari presenti a Santeramo, molti dei quali tutti di proprietà privata, che conservano al loro interno antichi sfarzi e testimonianze del passato, come Palazzo Colonna dove è possibile ammirare una delle torri della “domus federiciana”.
Il palazzo conta ben 74 ambienti visitando i quali è possibile notare i diversi ampliamenti dell’edificio stesso attraverso le diverse murature che giunti all’ultimo livello diventano leggere grazie alle “bubbole”: un materiale leggero e cavo usato per non appesantire i livelli sottostanti.
Attualmente il palazzo sta subendo un lungo restauro a cura della famiglia proprietaria, in realtà l’ultimo proprietario lo aveva ceduto al comune con la clausola testamentaria di costruire un giardino con annessa biblioteca, ma durante il trasporto dei libri avvenuto con delle carrette, molti libri scomparvero nel tragitto. Decaduta anche la clausola, il palazzo tornò di proprietà privata.
La visita tra aneddotti e scorci riscoperti, si è conclusa alla Chiesa del Carmine, la prima e la più antica dove secoli ormai orsono tutto è cominciato.
Grazie alla pregevole iniziativa di Legambiente Santeramo “…se i muri potessero parlare” e grazie alla voce di Fabio e Lorenzo, palazzi, vie e chiese hanno preso davvero voce, si sono raccontati, si sono svelati riportandoci in un lontano passato e facendoci scoprire la “memoria storica del nostro paese e di un patrimonio che va preservato, conservato, raccontato e amato perchè fa parte delle nostre origini”.
SANTERAMO … i suoi palazzi
Tra il ‘600 e il ‘700 le famiglie legate al marchese Caracciolo fondarono i propri “Palatium”:
– Palazzo De Luca
Uno dei primi palazzi a nascere al confine con il palazzo marchesale, anche se pare che la sua costruzione sia antecedente allo stesso in quanto la costruzione fu voluta da Re Ladislao stesso nel 1412. Presenta un grazioso ingresso in un cortile da dove è possibile accedere alle cantine interrate e da dove si accede al primo alle stanze del primo piano dotate di un caratteristico giardino pensile.
– Palazzo Disanto
Affiancato alla Chiesa Matrice si impone per la sua bella e imponente facciata in stile neo-classico e per la presenza delle muse dell’arte.
– Palazzo Netti
Signorile ed elegante con una grande scalinata interna con saloni finemente decorati. La famiglia Netti la elesse a sua dimora, qui nacque il noto pittore Francesco Netti. Ma la storia della Famiglia Netti con a capo Raffaele noto patriota del Regno di Napoli e primo parlamentare merita davvero di essere conosciuta!
– Palazzo Sava
Ampio complesso appartenuto alla famiglia Sava, ora casa dei Padri Monfortani, si caratterizza per il suo giardino interno, l’elegante scalinata e la cappella della Madonna del Rosario annessa
– Palazzo Giandomenico
Una bella proprietà (purtroppo ora sventrata a causa della vendita dei suoi giardini da parte dell’ultimo erede…) conserva la cappella interna e una della prime fontane del borgo.
– Palazzo De Laurentis
Anche la famiglia De Laurentis meriterebbe un approfondimento accurato in quanto fu una famiglia importante sia per il suo ruolo politico che economico. Carlo De Laurentis fu perseguitato durante la rivoluzione del 1799, imprigionato e poi liberato fu un attento imprenditore in quanto agli inizi dell’800 tra Santeramo e Matera fece costruire una cantina all’avanguardia per l’epoca importando vitigni e tecniche vinicole dalla Francia e rendendo Santeramo la “Borgogna dell’epoca”.
Per Santeramo i De Laurentis erano considerati dei patrioti, bella e avvincente la storia raccontata da Fabio riguardante la scoppiettata che nel 1860 partì proprio da Palazzo De Laurentis nel bel mezzo di una processione in onore di Francesco II. Si scatenò il panico, la folla insorse in una violenta sommossa che fu sedata proprio grazie a un De Laurentis che arrivò da Altamura con un cannone schierato contro il centro, pronto a radere al suolo il paese… cosa che fu scampata grazie alle preghiere e all’intercessione di Sant’Erasmo. Era il 10 dicembre e da allora ogni anno si festeggia il santo patrono in inverno per ringraziarlo per essere ancora qui a Santeramo.